MuseumWeek 2024

La MuseumWeek è un evento annuale che ha l'obiettivo di promuovere i musei e le istituzioni culturali di tutto il mondo. Dal 2014, per una settimana all’anno, i partecipanti condividono contenuti sui propri canali social e organizzano eventi speciali nelle loro sedi.

 

Anche quest’anno il Mart prende parte all’evento. Dal 3 al 9 giugno 2024, 7 temi e 7 hashtag condivisi a livello internazionale che affrontano ogni giorno un argomento diverso da molteplici prospettive. Scopri qui la nostra settimana dei musei, un contenuto al giorno, e immergiti nei tesori delle Collezioni del Mart!

Lunedì 3 giugno | #DietroLeQuinteMW

  • Fronte | Achille Funi, "Genealogia o La mia famiglia", 1918-1919, olio su tela, Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Collezione VAF-Stiftung.

    Fronte | Achille Funi, "Genealogia o La mia famiglia", 1918-1919, olio su tela, Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Collezione VAF-Stiftung.

  • Retro | Achille Funi, "Genealogia o La mia famiglia", 1918-1919, olio su tela, Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Collezione VAF-Stiftung

    Retro | Achille Funi, "Genealogia o La mia famiglia", 1918-1919, olio su tela, Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Collezione VAF-Stiftung

L’esperienza di visita in un museo pubblico può stimolare moltissime curiosità. Vi siete mai chiesti, per esempio, che cosa nasconde il retro dei dipinti, quel sottile spazio che possiamo solo intuire tra la cornice e la parete?

Un dietro le quinte a cui raramente si pensa è proprio quello relativo al retro dei quadri: qui si celano iscrizioni, etichette e informazioni utili per raccontarne la storia. Alcune volte, quando si è più fortunati, è possibile trovare persino altre opere, che possono rivelarsi di estremo interesse per chi si occupa di ricerca e di conservazione.

Nel caso di Achille Funi, la curiosa composizione genealogica, in cui l’artista si ritrae insieme ai suoi familiari come fosse un busto-scultura, nasconde l’opera futurista Ritmi cromatici, realizzata solo pochi anni prima. Lo stile dell’artista è cambiato in maniera repentina e, in questo caso, possiamo coglierne con chiarezza il rapido sviluppo.

Martedì 4 giugno | #IntelligenzaArtificialeMW

  • Giorgio de Chirico, La matinée angoissante, 1912, olio su tela, Mart, Collezione VAF-Stiftung

    Giorgio de Chirico, La matinée angoissante, 1912, olio su tela, Mart, Collezione VAF-Stiftung

  • Riproduzione AI

    Riproduzione AI

  • Riproduzione AI

    Riproduzione AI

  • Riproduzione AI

    Riproduzione AI

  • Riproduzione AI

    Riproduzione AI

  • Riproduzione AI

    Riproduzione AI

  • Riproduzione AI

    Riproduzione AI

L’intelligenza artificiale è in grado di raccontare e riprodurre un’opera d’arte?

Per scoprirlo abbiamo scelto di utilizzare lo strumento di Open AI ChatGPT e il generatore di immagini di Canva. Al primo abbiamo chiesto una descrizione di un’opera delle Collezioni del Mart, La matinée angoissante di Giorgio de Chirico. Ecco il risultato:

«La matinée angoissante di Giorgio de Chirico è un'opera emblematica del suo periodo metafisico. Realizzata nel 1912, raffigura una piazza deserta, dominata da ombre lunghe e un'atmosfera surreale. Le architetture classiche e le figure enigmatiche, come la statua o il manichino, creano un senso di mistero e inquietudine. La prospettiva accentuata e i colori caldi, tipici dell'artista, esaltano il contrasto tra la luce e le ombre, evocando una sensazione di spaesamento. De Chirico esplora il tema del tempo sospeso e l'angoscia esistenziale, invitando lo spettatore a riflettere sull'enigma della realtà».

Il generatore di immagini di Canva ci è invece venuto in aiuto per ricreare l’opera e la sua atmosfera malinconica. A partire dal testo ottenuto grazie a ChatGPT, abbiamo formulato tre diversi prompt, con l’obiettivo di raggiungere un buon grado di accuratezza. Le indicazioni fornite al programma sono state le seguenti:

  1. Dipinto in stile de Chirico che mostra una piazza deserta, dominata da ombre lunghe e da un'atmosfera surreale, con colori caldi, un porticato bianco stilizzato in prospettiva in cui prevale l'ombra lunga di una locomotiva.
  2. Dipinto in stile de Chirico che mostra una piazza deserta al tramonto ed evoca una sensazione di malinconia. L’immagine è dominata da ombre lunghe e da un'atmosfera surreale, con colori cupi e un porticato bianco stilizzato a sinistra in prospettiva, su cui prevale l'ombra lunga di una locomotiva.
  3. Dipinto in stile de Chirico di una piazza deserta al tramonto, dominato da una sensazione di malinconia e da un’atmosfera surreale. In primo piano l’ombra lunga di una locomotiva dai colori cupi. A sinistra un porticato bianco stilizzato in prospettiva. Il cielo verde sfumato al giallo.

Scorri le immagini della galleria per vedere il risultato. Sorprendete, vero?

Mercoledì 5 giugno | #BiodiversitàMW

  • Dacia Manto, Asterina, 2009, video, colore 4:3, Mart, Collezione VAF-Stiftung

    Dacia Manto, Asterina, 2009, video, colore 4:3, Mart, Collezione VAF-Stiftung

  • Dacia Manto, Asterina, 2009, video, colore 4:3, Mart, Collezione VAF-Stiftung

    Dacia Manto, Asterina, 2009, video, colore 4:3, Mart, Collezione VAF-Stiftung

  • Dacia Manto, Asterina, 2009, video, colore 4:3, Mart, Collezione VAF-Stiftung

    Dacia Manto, Asterina, 2009, video, colore 4:3, Mart, Collezione VAF-Stiftung

Da sempre interessata al mondo della natura e all’ambiente incontaminato della foresta, l’artista milanese Dacia Manto con l’opera Asterina conduce l’osservatore nel microcosmo del sottobosco. In una danza allo stesso tempo armoniosa, pulsante e vitale si scorgono steli, foglie, piante, licheni, muffe e funghi che si sviluppano, crescono e muoiono in una coreografia ipnotica.

Puntando lo sguardo su un dettaglio di natura, lavorando con lunghe registrazioni velocizzate, l’artista ci invita a riflettere sulla ricchezza del nostro pianeta e sul valore della biodiversità come elemento da difendere e tutelare.

Giovedì 6 giugno | #SelfieNaturaMW

Giovanni Anselmo, Entrare nell'opera, 1971, stampa fotografica su tela, Mart, Collezione privata

Giovanni Anselmo, Entrare nell'opera, 1971, stampa fotografica su tela, Mart, Collezione privata

Può un autoscatto diventare un’opera iconica dell’arte contemporanea?

In questo grande lavoro identificativo dell’Arte Povera, Giovanni Anselmo posiziona la macchina fotografica verso un frammento di paesaggio, un grande prato. Il suo obiettivo è riuscire a “entrare nell’opera”: regola quindi con estrema attenzione il timer dell’autoscatto, per avere il tempo di correre nell’inquadratura. L’artista ci invita a seguirlo con lo sguardo, mentre si immerge in un orizzonte idealmente infinito.

L’ingrandimento della fotografia e la stampa su tela conferiscono all’immagine un aspetto sgranato e la trasformano in una nebulosa di segni astratti, che sfumano senza soluzione di continuità. Con un gesto minimo, Anselmo riesce a immortalare un ampio spazio poetico e dichiara opera l'esperienza stessa del mondo. L’artista risponde allo stesso tempo all’urgenza, tipica di quegli anni, di abbattere i confini tra arte e vita, umanità e natura.

Venerdì 7 giugno | #NaturaUrbanaMW

  • Ph. Mart, Simon Donini 2022


  • Giuseppe Uncini, Epistylium, 2007-2009, calcestruzzo armato, Mart, Donazione Archivio Opera Giuseppe Uncini
    Ph. Mart, Archivio fotografico e Mediateca

    Giuseppe Uncini, Epistylium, 2007-2009, calcestruzzo armato, Mart, Donazione Archivio Opera Giuseppe Uncini

  • Annamaria Gelmi, Oltre il tempo, 2011, acciaio corten e bronzo, Mart, Donazione dell'artista, con il contributo di Sparkasse
    Ph. Mart, Archivio fotografico e Mediateca

    Annamaria Gelmi, Oltre il tempo, 2011, acciaio corten e bronzo, Mart, Donazione dell'artista, con il contributo di Sparkasse

  • Eliseo Mattiacci, Sonda spaziale, 1993-1995, ferro, acciaio corten e acciaio nervato, Mart, Deposito Eliseo Mattiacci
    Ph. Mart

    Eliseo Mattiacci, Sonda spaziale, 1993-1995, ferro, acciaio corten e acciaio nervato, Mart, Deposito Eliseo Mattiacci

  •  Fausto Melotti, Scultura H (La grande clavicola), 1971, acciaio, Mart
    Ph. Mart

    Fausto Melotti, Scultura H (La grande clavicola), 1971, acciaio, Mart

  • Alberto Ghinzani, Pietraserrata, 2007, marmo botticino e ferro, Mart
    Ph. Mart, Archivio fotografico e Mediateca

    Alberto Ghinzani, Pietraserrata, 2007, marmo botticino e ferro, Mart

L’idea di un’esposizione permanente all’aperto delle sculture appartenenti alle Collezioni del Mart matura fin dai tempi della costruzione del museo. Il percorso mette in dialogo le opere con alcuni spazi dell’architettura di Mario Botta e si è arricchito, nel corso del tempo, di nuove acquisizioni. Il Giardino delle sculture comprende oggi i lavori di Annamaria Gelmi, Alberto Ghinzani, Eliseo Mattiacci, Fausto Melotti e Giuseppe Uncini.

Le opere dialogano tra loro e con l’osservatore all’interno di uno spazio concluso, offrendo una panoramica sull’arte scultorea dalla fine degli anni Sessanta a oggi ed esaltando il contrasto tra l’area rettangolare del giardino e lo sconfinato paesaggio circostante.

L’opera Epistylium di Giuseppe Uncini ricorda e ribadisce il valore poetico della muratura per lo scultore e, al contempo, per l’architetto. Il calcestruzzo e la sua armatura agiscono come quinta teatrale che, collocata ai margini del parco, apre alla contemplazione delle altre opere presenti.

Con la cornice di Oltre il tempo, Annamaria Gelmi inquadra lo spazio circostante proponendo uno stretto legame tra l’uomo (evocato dalla sfera con le lettere impresse che rimandano al linguaggio) e l’ambiente. Sonda spaziale di Eliseo Mattiacci conduce invece il nostro sguardo verso l’alto alludendo, con la sua forma verticale, a un albero totemico, originario ed essenziale. Se Fausto Melotti con la sua Scultura H (La grande clavicola) indaga con grazia la linea sinuosa e frastagliata della montagna in lontananza, Pietraserrata di Alberto Ghinzani riflette sulla contrapposizione tra interno ed esterno. Composta da forme sintetiche in marmo botticino e ferro, l’opera è uno spaccato architettonico che suggerisce la forma di un angolo abitabile.

Sabato 8 giugno | #AcquaMW

  • Ph, Mart, Simon Donini


  • Ph. Mart, Jacopo Salvi


La grande piazza circolare del polo culturale, progettata da Mario Botta, rappresenta il nodo centrale dell’architettura del Mart, un luogo di riunione e di incontro per i visitatori del museo, per i fruitori della biblioteca e per coloro che, soprattutto la sera, accedono all’ampia sala dell’auditorium. La dimensione della piazza e il foro al centro della cupola si rifanno a un precedente illustre: il Pantheon romano. Botta trae spesso ispirazione dall’architettura classica e decide di posizionare una fontana circolare esattamente sotto il foro che si trova alla sommità della cupola in acciaio e vetro. “Impluvium” è il termine latino che indica la caratteristica vasca per raccogliere l’acqua piovana, ricavata nel pavimento dell’atrio nell’antica casa italica o romana.

Nelle giornate di pioggia l’acqua cade così direttamente nella fontana, creando un contrasto con il resto della piazza, che rimane asciutto. La vasca offre anche un suggestivo gioco di riflessi, quando la cupola si specchia sulla superficie dell’acqua: un effetto di rispecchiamento che si ritrova anche nella pavimentazione, che richiama il disegno radiale della cupola.

Domenica 9 giugno | #CoesistereMW

Anselm Kiefer, Ich halte alle Indien in meiner Hand, 1995, tecnica mista su carta da lucido applicata su tavola, Mart

Anselm Kiefer, Ich halte alle Indien in meiner Hand, 1995, tecnica mista su carta da lucido applicata su tavola, Mart

"Porto l'intera India nelle mie mani". In quest'opera monumentale di Anselm Kiefer il dialogo tra cultura e natura, storia e paesaggio è traslato in una dimensione mitica ed esoterica. L'artista utilizza tecniche diverse: pittura, stampa fotografica, installazione, elementi materici e una limitata gamma di colori. Kiefer stesso appare al centro della composizione e dalle sue mani si dipartono numerosi fili di piombo, che tengono insieme continenti, isole e dettagli di planisfero. Il singolo viene ritratto in relazione con l'intero globo e la sua individualità sembra connettersi con quella di altri luoghi e altre culture. Microcosmo e macrocosmo si uniscono così in un insieme denso ed evocativo.